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GERUSALEMME LIBERATA

CANTO IV

 

 

 

Plutone, dalle profondità infernali, volge lo sguardo sull’esercito cristiano che si appresta alla conquista di Gerusalemme. Con tutte le sue forze desidera di ostacolare il raggiungimento del loro obiettivo. A questo scopo chiama a raccolta i diavoli nella sua reggia. Dall’alto del suo trono ricorda i torti subiti da Dio e la bruciante sconfitta subita con la discesa di Cristo negli inferi e invita tutte le sue creature a correre sulla terra per contrastare l’esercito cristiano. Subito i demoni seguono l’esortazione e si preparano a tessere diabolici intrighi. Intanto, a Damasco, il re Idraote, pur essendo un abile mago, tenta senza successo di prevedere le sorti della guerra. Preda di una valutazione errata, credendo di poter ottenere un vantaggio per il suo popolo, decide di allearsi con gli Egiziani contro l’esercito dei Cristiani. Tuttavia, temendone la forza, rifugge da una battaglia in campo aperto e accoglie il suggerimento di uno dei demoni mandati da Plutone. Infatti, rende partecipe del suo progetto la bellissima nipote Armida, anche lei abile maga.

 

Prendi, s’esser potrà, Goffredo a l’esca

de’ dolci sguardi e de’ bei detti adorni,

sì c’ha l’uomo invaghito omai rincresca

l’incominciata guerra, e la distorni.

Se ciò non puoi, gli altri più grandi adesca:

mandagli in parte ond’alcun mai non torni.”

Poi distingue i consigli; al fin le dice:

“Per la fe’, per la patria il tutto lice”.

 

La giovane e affascinante Armida parte senza perder tempo e giunge in pochi giorni al campo cristiano. Non appena la vedono, i cavalieri rimangono stregati dalla sua bellezza. Armida chiede di essere condotta dal comandante dell’esercito. Si fa avanti il giovane Eustazio offrendosi come guida. Portata dal cavaliere al cospetto di Goffredo, Armida si inchina di fronte a lui e dopo averne abilmente tessuto gli elogi gli racconta la sua storia e il motivo per il quale giunge al suo accampamento chiedendo protezione. Armida - dice - è figlia del re di Damasco ma in tenera età ha perso entrambi i genitori. Il regno, in attesa che sia in grado di governare, viene retto dallo zio che si ripropone di farle sposare il figlio, giovane vizioso e vile. Ormai cresciuta, oppone un rifiuto, ma sogni premonitori le predicono una morte imminente per opera dello zio. Per questo motivo, fuggita dalla patria, è giunta esule al cospetto di Goffredo che, pur essendo di una religione diversa dalla sua, è famoso per la sua pietà e la sua giustizia. L’animo del comandante cristiano è fortemente combattuto.

 

Ciò detto, tace; e la risposta attende,

con atto che ‘n silenzio ha voce e preghi.

Goffredo il dubbio cor volve e sospende

Fra pensier vari, e non sa dove li pieghi.

Teme i barbari inganni, e ben comprende

Che non è fede in uom ch’a Dio la neghi.

Ma d’altra parte in lui pietoso affetto

si desta, che non dorme in nobil petto.

 

Alla fine Goffredo decide di negare l’aiuto alla donna, anteponendovi la conquista di Gerusalemme e promettendo di occuparsi della sua questione dopo ave espugnato la città. Ricevuta la notizia, Armida piange finte lacrime e lamenta il destino crudele che si accanisce contro di lei. I cavalieri, impietositi, le porgono il loro conforto ed Eustazio si rivolge al loro comandante chiedendo di tornare sulla sua decisione e concedere che almeno dieci cavalieri cristiani pongano fine alle sue sofferenze e la accompagnino nella riconquista del suo regno. Goffredo, di fronte alle parole del giovane, che rappresentano la volontà di tutti i cavalieri, si piega al compromesso. Per Armida è una vittoria e, facendo uso delle proprie arti femminili di abile seduttrice, si appresta a conquistare i cuori dei cavalieri cristiani più valorosi.

 

Usa ogn’arte la donna, onde sia colto

ne la sua rete alcun novello amante;

né con tutti, né sempre uno stesso volto

serba, ma cangia a tempo atti e sembiante.

Or tien pudica il guardo in sé raccolto,

or lo rivolge cupido e vagante;

la sferza in quegli, il freno adopra in questi,

come lor vede in amar lenti o presti.

 

Armida si dimostra un’abilissima seduttrice e riesce facilmente nel suo intento adeguandosi alla natura amorosa di tutti i cavalieri che desidera conquistare, illudendoli, respingendoli e giocando con  i loro sentimenti.

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