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GERUSALEMME LIBERATA

CANTO VI

 

 

 

 

Il sesto canto della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso dal punto di vista tematico può essere diviso in due parti.

Nella prima parte viene descritto il carattere guerresco e combattivo della vicenda nel quale gli uomini fanno da protagonisti.

Mentre il re Aladino sovrintende ai lavori di rafforzamento della difesa di Gerusalemme, sopraggiunge Argante che gli rimprovera di essere poco ardito. Nonostante questi risponda che è necessario avere pazienza, Argante non volendo aspettare, fa chiamare un araldo e lo manda al campo cristiano per portare un’ambasciata: la sfida a duello con cinque grandi cavalieri cristiani. La sfida viene accettata. Argante esce dalla città accompagnato da Clorinda e da mille cavalieri, secondo la volontà del re Aladino. Gli si muove incontro Tancredi che, appena vede Clorinda, ammaliato si dirige verso di lei. Poi si lancia in duello Ottone, che viene vinto.

 

32

Cade il cristiano, e ben è il colpo acerbo,
poscia ch'avien che da l'arcion lo svella.
Ma il pagan di piú forza e di piú nerbo
non cade già, né pur si torce in sella;
indi con dispettoso atto superbo
sovra il caduto cavalier favella:
"Renditi vinto, e per tua gloria basti
che dir potrai che contra me pugnasti."

 

Tancredi, dopo essersi ripreso, inizia un duello con Argante. Al calar della notte, però, viene interrotto il combattimento e i due vengono divisi da due araldi, il franco Arideo e il pagano Pindoro, avendo stipulato un accordo secondo il quale il duello sarebbe stato ripreso.

Nella seconda parte del canto prevale un carattere più umano: come perno degli avvenimenti vi è infatti Erminia, che domina la scena con i suoi forti ma segreti sentimenti nei confronti di Tancredi.

Erminia è l’ unica a soffrire vedendo il duello da un’alta torre tra l’amato Tancredi e Argante. Vorrebbe accorrere dall’amato e curare le sue ferite, col cuore che oscilla tra l’Amore e l’Onore ( ottava LXX ). Un giorno Erminia vedendo le armi dell’amica Clorinda appese alla parete, decide di vestirsene, uscire dalla città, sicura che le guardie non la fermeranno, e di andare verso il campo cristiano. Appena scesa la notte, Erminia si allontana dalla città con un’ancella a lei fidata e raggiunge uno scudiero, con cui si era precedentemente accordata, per mandarlo come messaggero da Tancredi. Ma mentre Erminia attende ansiosa notizie riguardo l’amato, un raggio di luna colpisce il suo cimiero, alcuni cavalieri cristiani si accorgono della sua presenza e, conviti che lei sia Clorinda, la assalgono costringendola alla fuga. Tancredi, credendola anche lui Clorinda, la insegue per salvarla.

 

Scelta e parafrasi di due ottave:

 

63

Quinci vide la pugna, e 'l cor nel petto
sentí tremarsi in quel punto sí forte
che parea che dicesse: "Il tuo diletto
è quegli là ch'in rischio è de la morte."
Cosí d'angoscia piena e di sospetto
mirò i successi de la dubbia sorte,

e sempre che la spada il pagan mosse

sentí ne l'alma il ferro e le percosse.

 

In questa ottava viene espressa la preoccupazione di Erminia nei confronti dell’amato Tancredi durante il duello con Argante.

(Erminia da una torre vede la battaglia e sente il suo cuore tremare nel petto così forte che pare che il cuore stesso le dica : ”Il tuo amato  Tancredi è lì che rischia di morire”. Così piena di angoscia e di paura osservava le alterne sorti del duello, e ogni volta che il cavaliere saraceno muoveva la spada, ne sentiva il ferro e le percosse nell’ anima).

 

Sì potrò, sì; chè mi farà possente

Amor, ond’alta forza i men forti hanno;

da cui spronati, ancor s’ arman sovente

d’ardire i cervi imbelli, e guerra fanno.

Io guerregiar non già; vuò solamente

Far con quest’ arme un ingegnoso inganno:

finger mi vuò Clorinda; e , ricoperta

sotto l’immagin sua, d’uscir son certa.

 

In questa ottava Erminia decide di correre in soccorso dell’amato Tancredi vestita dalle armi di Clorinda. Il travestimento è espediente tipico della poesia epica e romanzesca: si pensi a Patroclo che si finge Achille indossando le sue armi (Iliade) o ai Troiani che utilizzano le armi dei Danai (Eneide). Ma il travestimento di Erminia ha un movente psicologico più complesso, perché la giovane è afflitta da un complesso di inferiorità nei confronti di Clorinda, che percepisce come minaccia per le sue fantasie.

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