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GERUSALEMME LIBERATA

CANTO VIII

 

 

 

Uno degli eventi principali dell’VIII canto è senz’altro la morte del principe danese Sveno, narrata dal cavaliere Carlo il Danese.

Sveno, infatti, bramoso di gloria, era partito per Gerusalemme con una schiera di compagni ma, dopo qualche giorno, lui e i suoi vengono assaliti da una moltitudine di saraceni. Sveno muore per mano dell’illustre cavaliere saraceno Solimano, e dei duemila uomini partiti con lui ne restano solo  cento.

Carlo il Danese perde i sensi durante l’assalto e al suo risveglio vede due ‘’servi di Gesù’’ (servi siam di Gesú, che ’l lusinghiero / mondo e ’l suo falso dolce abbiam fuggito, / e qui viviamo in loco erto e romito. vv.233-235) che si dirigono verso il corpo di Sveno con lo scopo di sottrargli la spada che verrà poi affidata a Carlo stesso affinché possa consegnarla al valoroso cristiano Rinaldo perché questi possa vendicare la morte di Sveno.

 Nel frattempo i cavalieri che erano usciti a cercare vitto per i Crociati tornano  al campo cristiano e riportano indietro, con sommo dispiacere di tutti, le armi e le vesti insanguinate di Rinaldo.

Goffredo di Buglione si fa raccontare da un testimone l’accaduto e quest’ultimo gli narra di aver visto il cadavere di Rinaldo ,senza testa e braccio destro, ipotizzando che l’uccisione fosse avvenuta proprio per mano dei cristiani.

Nello stesso canto Rinaldo, ritenuto morto, appare in sogno ad un altro cavaliere cristiano, Argillano, esortandolo a fuggire da Goffredo e dai cristiani. Argillano si sveglia e raduna i guerrieri con l’intento di comunicare loro il sogno ed esortare gli stessi a confidare nelle parole di Rinaldo, mettendosi automaticamente contro Goffredo e i suoi.

Il tutto è contornato da elementi fantastici quali la furia Aletto che induce i Crociati a litigare. La provvidenza divina sembra però essere di grande aiuto a Goffredo. Questi infatti riesce a riportare gli uomini alla ragione e a persuaderli della sua innocenza con conseguente cattura e prigionia di Argillano. Goffredo infine esorta i suoi a riprendere i preparativi per l’assalto di Gerusalemme.

 

La morte di Sveno:

Disse, e lieto (credo io) de la vicina

morte cosí nel cor come al sembiante,

incontra alla barbarica ruina

portonne il petto intrepido e costante.

Tempra non sosterrebbe, ancor che fina

fosse e d’acciaio no, ma di diamante,

i feri colpi, onde egli il campo allaga,

e fatto è il corpo suo solo una piaga.

 

La descrizione del cadavere di Sveno:

Giacea, prono non già, ma come vòlto

ebbe sempre a le stelle il suo desire,

dritto ei teneva inverso il cielo il volto

in guisa d’uom che pur là suso aspire.

Chiusa la destra e ’l pugno avea raccolto

e stretto il ferro, e in atto è di ferire;

l’altra su ’l petto in modo umile e pio

si posa, e par che perdon chieggia a Dio.

 

La spada destinata a Rinaldo:

Onde piace là su che, s’or la parte

dal suo primo signor acerba morte,

oziosa non resti in questa parte,

ma di man passi in mano ardita e forte

che l’usi poi con egual forza ed arte,

ma piú lunga stagion con lieta sorte;

e con lei faccia, perché a lei s’aspetta,

di chi Sveno le uccise aspra vendetta.

 

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