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GERUSALEMME LIBERATA

CANTO XV

 

 

 

Grazie alle preziose informazioni del mago di Ascalona, Carlo e Ubaldo intraprendono il loro viaggio con lo scopo di salvare Rinaldo, prigioniero della maga Armida. Sulle spiagge di Gaza scorgono nuove truppe che si stanno riunendo per muovere contro l’esercito cristiano a Gerusalemme. Al quarto giorno di navigazione, dopo aver costeggiato, tra le altre località, Damietta, il golfo della Sirte, Cartagine, la costa algerina e quella marocchina, giungono alle colonne d’Ercole e le oltrepassano, imitando l’Ulisse dantesco.

 

OTTAVA 26
Ei passò le colonne, e per l’aperto
Mare spiegò de’ remi il volo audace:
Ma non giovogli esser nell’onde esperto,
Perchè inghiottillo l’Ocean vorace:
E giacque col suo corpo anco coperto
Il suo gran caso, ch’or tra voi si tace.
S’altri vi fu da’ venti a forza spinto,
O non tornonne, o vi rimase estinto.

 

La Fortuna, loro guida nel viaggio, predice che un uomo ligure, ovvero Cristoforo Colombo, compirà la stessa ardita impresa.

 

OTTAVA 32
Tu spiegherai, Colombo, a un nuovo polo
Lontane sì le fortunate antenne,
Ch’appena seguirà con gli occhj il volo
La Fama, c’ha mille occhj e mille penne.
Canti ella Alcide e Bacco, e di te solo
Basti a’ posteri tuoi ch’alquanto accenne:
Chè quel poco darà lunga memoria
Di poema degnissima e d’istoria.

 

Carlo e Ubaldo giungono in vista delle isole Felici e quindi delle isole di Fortuna, di cui sette sono abitate e tre deserte. Sbarcano sull’isola dove si trova il palazzo di Armida, che tiene prigioniero Rinaldo "fra cibi ed ozio e scherzi e fole" e si incamminano verso un alto monte. Dapprima vengono assaliti da un mostruoso drago dalle squame dorate, poi da un leone e da innumerevoli altri animali feroci. I due cavalieri vincono man mano ogni ostacolo che si presenta loro grazie ai talismani del mago di Ascalona. 

Infine Carlo e Ubaldo devono superare la prova più difficile: incontrano due fanciulle che giocano nude insieme nell’acqua di un placido lago, il "fonte del riso", e li invitano a restare con loro, che poi li condurranno da Armida, du cui saranno schiavi felici, dimentichi di ogni noiosa responsabilità e di ogni dovere.

 

OTTAVA 65

e dolce campo di battaglia il letto

fiavi e l’erbetta morbida de’ prati.

Noi menarenvi anzi il regale aspetto

di lei che qui fa i servi suoi beati,

che v’accorrà nel bel numero eletto

di quei ch’a le sue gioie ha destinati.

Ma pria la polve in queste acque deporre

vi piaccia, e ’l cibo a quella mensa tòrre." 

 

Resistendo alla tentazione, i cavalieri entrano nel palazzo senza neanche salutare le due ninfe, stizzite del loro insuccesso.

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