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UNA VITA PIENA DI EVENTI

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Torquato Tasso, il maggiore poeta italiano del secondo Cinquecento e uno dei più grandi della letteratura europea, viaggiò sin dall'età di dieci anni per molte città italiane dal sud, al centro, al nord alla tormentosa ricerca di un luogo dove si sentisse pienamente compreso e soprattutto amato. Grande studioso, poeta e saggista, uomo di una sensibilità acuta che tendeva all'ipersensibilità patologica, analista della società contemporanea, personalità divisa tra sensualità e spirito religioso, seppe tradurre il suo mondo interiore e lo spirito della sua epoca nelle sue rime e nelle sue prose.

01

Primi anni.

 

Torquato Tasso nacque nel 1544 a Sorrento da una nobildonna napoletana e da un cortigiano bergamasco che dovette ben presto seguire il suo signore, esiliato dal regno di Napoli. Torquato ebbe così un'infanzia movimentata e continuò a spostarsi per l'Italia lungo tutta la sua vita. Alla fine del 1550 seguì la famiglia prima in Sicilia e poi a Napoli, dove rimase fino al 1554, quando seguì suo padre Bernardo a Roma, salutando la madre Porzia de' Rossi, che rimase a Napoli. Nel 1556 Torquato seppe che la madre era morta. Poco dopo, trascorsi alcuni mesi a Bergamo, raggiunse suo padre a Urbino, dove passò al servizio dei Della Rovere, che tenevano corte invernale a Pesaro. Torquato fece così per alcuni anni vita di corte tra Pesaro e Urbino completando la sua formazione culturale letteraria e matematica. Nel 1559 seguì il padre a Venezia. Lì Bernardo si occupò della stampa del suo poema Amadigi e l'adolescente Torquato probabilmente cominciò a stendere le prime ottave di due poemi, che ebbero diversissimo esito: un Rinaldo e un Gierusalemme, abbozzo di poema sulla prima crociata.

02

Studi superiori, primi successi poetici e scacchi amorosi.
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Nel 1560 Torquato viene mandato a studiare legge a Padova, ma il ragazzo è già troppo inclinato verso la poesia e frequenta molto la casa di Sperone Speroni, autore della tragedia classicistica Canace.

Nel 1561 ottiene dal padre il permesso di passare da giurisprudenza a filosofia, facoltà presso cui segue le lezioni di Carlo Sigonio. Nello stesso anno, a Ferrara, dove il padre si era trasferito, al servizio del cardinale Luigi d'Este, Torquato conobbe la quindicenne dama di corte Lucrezia Bendidio, se ne innamorò e le dedicò delle Rime amorose.

Nel 1562 Torquato, il "Tassino", pubblica il Rinaldo (poema sul cugino di Orlando) segnalandosi come poeta a soli diciotto anni. Passa quindi a studiare all'università di Bologna, da dove viene però espulso nel 1564 a causa di alcuni versi satirici.

Tornato a Padova, fu aiutato a proseguire gli studi da Scipione Gonzaga. Torquato fu ammesso all'accademia degli Eterei col nome di "Pentito" e lesse sia le rime per Lucrezia Bendidio sia quelle che andava componendo per una ragazza conosciuta a Mantova, dove il padre dal 1563 era al servizio di Guglielmo Gonzaga. La ragazza, indicata dalla tradizione come Laura Peperara, è oggi considerata anonima.

Nel 1567 questi componimenti vennero pubblicati a Padova nelle Rime degli Accademici Eterei.

03

Felici anni ferraresi: 1565-1575

 

Nel 1565 Torquato si stabilisce a Ferrara, prima al servizio del cardinale Luigi d'Este, che gli concede il privilegio di potersi dedicare solo all'attività poetica, e poi, dal 1572, al servizio del signore Alfonso II d'Este. In questo periodo felice, il poeta ha ottimi rapporti con i signori e con la corte, in particolare con le sorelle del cardinale Lucrezia ed Eleonora. Nel 1566 ha già scritto sei canti del suo poema maggiore, che al momento è intitolato Gottifredo (rielaborando il giovanile Gierusalemme). Del 1568 sono le Considerazioni sopra tre canzoni di M. G. B. Pigna e del 1570 le cinquanta Conclusioni amorose, prose saggistiche in cui si rivestono di spiritualità tanto l'amore platonico quanto l'amore sensuale. Nell'estate del 1573 rappresenta con successo nell'isola di Belvedere la favola boschereccia Aminta, in cui la corte ferrarese è al tempo stesso impegnata nella recitazione e trasfigurata in una messinscena bucolica. Nello stesso anno Tasso comincia a scrivere la tragedia Galealto re di Norvegia, ma la interrompe all'inizio del secondo atto, concludendola anni dopo col titolo definitivo di  Re Torrismondo. Nel 1575 termina la prima stesura del suo poema maggiore, che intitola Gerusalemme liberata.

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04

Sette anni di detenzione a Sant'Anna: 1579-1586

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Dopo vagabondaggi in varie città italiane, tra cui Roma e la natìa Sorrento, tra il 21 e il 22 febbraio, durante i preparativi per le nozze di Alfonso con Margherita Gonzaga, Tasso torna a Ferrara. Offeso dalla tiepida accoglienza generale, il poeta dà in escandescenze e viene rinchiuso come "forsennato" per sette anni nell'ospedale di Sant'Anna (1579-1586), con un regime via via meno duro. Nel 1581, durante la detenzione e senza il pieno controllo del poeta, venne stampato più volte il suo capolavoro, Gerusalemme Liberata (da Angelo Ingegneri prima e, in forma più corretta da Febo Bonnà poi).

05

Morte del poeta sul Gianicolo a Roma: 1595

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Tasso si spense all'età di 51 anni, il 25 aprile 1595. Venne sepolto nella Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo. Così scrisse monsignor Quarenghi a Giovan Battista Strozzi il 28 aprile 1595 (in A. Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino 1895, II, p. 361): «La morte del Tasso è stata accompagnata da una particolar grazia di Dio benedetto, perché in questi ultimi giorni le duplicate confessioni, le lagrime e insegnamenti spirituali pieni di pietà e di giudizio, mostrarono che fosse affatto guarito dall'umor malinconico, e che quasi uno spirito gli avesse accostato al naso l'ampolle del suo cervello».

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