Torquato Tasso
GERUSALEMME LIBERATA
CANTO IX
Il canto IX della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, è ambientato nel campo di battaglia, dove le due forze nemiche, i Turchi e i Cristiani, combattono.
La Furia Aletto, sotto sembianze di Araspe, va da Solimano, Re dei Turchi, per convincerlo ad attaccare i Cristiani nemici. In quel tempo, Solimano si trovava alla corte del re d’Egitto, dopo aver perso il suo regno, e con l’oro d’Egitto aveva assoldato una gran moltitudine di Arabi mercenari per accrescere e rafforzare il suo esercito. Successivamente, Aletto giunge a Gerusalemme, fingendosi messaggero, per annunciare l’imminente battaglia.
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Ma il gran mostro infernal, che vede queti
que’ già torbidi cori e l’ire spente,
e cozzar contra ’l fato e i gran decreti
svolger non può de l’immutabil Mente,
si parte, e dove passa i campi lieti
secca, e pallido il sol si fa repente;
e d’altre furie ancora e d’altri mali
ministra, a nova impresa affretta l’ali.
Dunque Solimano assalta in piena notte i Francesi e ne fa strage. Non mancano, però, diversi atti eroici dell’esercito di Goffredo: Latino e i suoi cinque figli attaccano Solimano e perdono la vita con onore; Goffredo tenta di prestare soccorso ai suoi compagni caduti e medita il piano di circondare il nemico da due lati.
Anche l’esercito turco combatte valorosamente: Argante e Clorinda non smettono, nemmeno per un istante, di lottare contro il loro nemico con tutto il vigore possibile.
La battaglia prosegue per tutta la notte senza episodi determinanti. I demoni danno forza e coraggio ai Turchi. Mentre Guelfo cerca di incoraggiare i Cristiani, Dio dall’alto del cielo osserva tutto ciò che sta avvenendo. Inorridito, chiama a sé l’arcangelo Michele e lo manda ad aiutare Goffredo a ricacciare i demoni nell’Inferno. Tasso parla di Dio in modo diretto descrivendo tutto il suo potere:
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Sedea colà dond’Egli e buono e giusto
dà legge al tutto e ’l tutto orna e produce
sovra i bassi confin del mondo angusto,
ove senso o ragion non si conduce;
e de l’Eternità nel trono augusto
risplendea con tre lumi in una luce.
Ha sotto i piedi il Fato e la Natura,
ministri umili, e ’l Moto e Chi ’l misura, e ’l Loco e Quella
Si fa giorno e giungono in aiuto ai Cristiani cinquanta cavalieri prigionieri di Armida, tra cui Tancredi liberato da Rinaldo, e con l’insegna della croce mettono in fuga i saraceni. Gli Arabi vengono sconfitti e Solimano non può che assistere impotente alla ritirata disperata del suo esercito.
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Ma chi dà legge al vulgo ed ammaestra
la viltade e ’l timor? La fuga è presa.
Altri gitta lo scudo, altri la destra
disarma; impaccio è il ferro, e non difesa.
Valle è tra il piano e la città , ch’alpestra
da l’occidente al mezzogiorno è stesa;
qui fuggon essi, e si rivolge oscura
caligine di polve invèr le mura.
Infine è importante ricordare che la Furia Aletto che troviamo all’inizio del canto, era già apparsa nell’Eneide di Virgilio, più precisamente nel libro VII, dove provoca la rissa che costerà la vita al giovane cortigiano latino Almone, e che quindi porterà alla guerra tra italici e troiani.