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GERUSALEMME LIBERATA

CANTO X

 

 

 

 

Solimano, rimasto ormai senza cavalieri, sale su un cavallo e si allontana dalla battaglia, decidendo inoltre di entrare nel campo del re d’Egitto; giunge però la notte e Solimano si addormenta. Mentre dorme, gli appare in un sogno il mago Ismeno che gli promette di portarlo sulle mura di Gerusalemme. All’alba dunque i due salgono sopra un carro nascosto da una nuvola. Solimano sorpreso gli chiede chi sia e il mago parla brevemente di sé. Intanto con il carro sorvolano il campo cristiano. Una volta arrivati sul campo, si avviano a piedi verso il monte sul quale sorge Gerusalemme e ai piedi del quale si trova una grotta: al centro di essa c’è una porta che collega l’esterno con un cammino sotterraneo. tramite il quale arrivano in una stanza dove sono riuniti i capi arabi e il re Aladino. Solimano ascolta le parole di Aladino, Argante e di Orcano, che lo invita ad essere prudente. La nube improvvisamente si dissolve e appare nuovamente Solimano che minaccia Orcano, avvertendolo che Francesi e Arabi non potranno mai vivere sulla stessa terra. Intanto Goffredo, una volta compiute le esequie dei caduti, chiama alla presenza di pochi intimi e di Pietro l’Eremita i cinquanta cavalieri che erano stati decisivi per l’esito della battaglia: da questi si fa raccontare quanto era loro accaduto presso Armida. Parla quindi Guglielmo, figlio minore di Goffredo, e racconta che ogni loro pensiero era stato mutato dalle arti magiche di Armida e che inoltre era stato chiesto loro di diventare pagani e di combattere contro i cristiani. Ma tutti si erano opposti a tali condizioni.  Inoltre Guglielmo racconta anche che un giorno fu catturato e tenuto prigioniero da Armida; a quest’aneddoto di aggiunge anche quello del viaggio di tutti i cavalieri incatenati mandati in dono al re d’Egitto che durante in tragitto erano stati liberati da Rinaldo. Infine Pietro l’Eremita. trasfigurato in volto. conferma che Rinaldo è vivo e predice le grandi future glorie della casa estense.

 

Ottave significative

 

 "Soliman, Solimano, i tuoi sí lenti

riposi a miglior tempo omai riserva,

ché sotto il giogo di straniere genti

la patria ove regnasti ancor è serva.

In questa terra dormi, e non rammenti

ch’insepolte de’ tuoi l’ossa conserva?

ove sí gran vestigio è del tuo scorno,

tu neghittoso aspetti il novo giorno?"

 

“Veggio o parmi vedere, anzi che lustri

molti rivolga il gran pianeta eterno,

uom che l’Asia ornerà co’ fatti illustri,

e del fecondo Egitto avrà il governo.

Taccio i pregi de l’ozio e l’arti industri,

mille virtú che non ben tutte io scerno;

basti sol questo a te, che da lui scosse

non pur saranno le cristiane posse.”

 

 “Presagi sono e fanciulleschi affanni

questi ond’or l’Asia lui conosce e noma.

Ecco chiaro vegg’io, correndo gli anni,

ch’egli s’oppone a l’empio Augusto e ’l doma

e sotto l’ombra de gli argentei vanni

l’aquila sua copre la Chiesa e Roma,

che de la fèra avrà tolte a gli artigli;

e ben di lui nasceran degni i figli.”

 

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