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RE TORRISMONDO

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Negli anni ferraresi Tasso si misura con nuovi e vari generi letterari, oltre al poema epico e alla favola pastorale già sperimentati con la Gerusalemme Liberata e l’Aminta.

Nei primi anni Settanta del XVI secolo si rivolge al genere drammatico della tragedia, consacrato da Aristotele nella sua Poetica, dando al progetto il titolo di Galealto re di Norvegia. Lascia, però, la tragedia incompiuta alla quarta scena del secondo atto, facendola così rimanere solo un abbozzo, che poi riprese solo dopo la liberazione da Sant’Anna. La concluse nel 1586 cambiando il nome dei personaggi e attribuendo un nuovo titolo, Re Torrismondo. L’anno seguente fu stampata a Bergamo con dedica a Francesco Gonzaga, a cui Tasso era stato affidato dopo la sua liberazione.

La tragedia si svolge in ambienti nordici e si incentra sulla tematica dell’incesto. Si narra la storia d’amicizia fra Torrismondo e Germondo, entrambi innamorati della stessa donna, Alvida. Re Torrismondo tradisce il patto d’amicizia con l’amico e si unisce con la donna, ma scoprirà poi che Alvida è sua sorella e che dunque ha commesso un incesto. Appresa la sconvolgente notizia, Torrismondo prega la donna di accettare in sposo Germondo, ma Alvida, sentendosi tradita, si uccide. Alla sua morte seguirà anche quella del fratello Torrismondo.

Nella tragedia Tasso esprime una visione pessimistica, che è particolarmente evidente nell’ultimo atto, in cui il Coro commisera il destino di Torrismondo e riflette sulla precarietà della vita e sull’illusorietà della felicità, che può definirsi tale solamente dopo la morte. Il Coro per esprimere tali pensieri fa uso di molte similitudini che richiamano elementi naturali quali il ghiaccio, i raggi del sole, le alpi, il torrente, l’aurora, i fiori: “Passa la vita e si dilegua e fugge, / come giel che si strugge” (vv. 38-39); “E come raggio il verno, imbruna e more / gloria d'altrui splendore” (vv.44-45); “Repente / volan le nostre fame, ed ogni onore / sembra languido fiore” (vv. 49-51).

Il testo si rifà alla tragedia classica, in particolare all’Edipo re di Sofocle, con cui ha in comune il tema dell’incesto, e al Seneca tragico, dal quale riprende l’ambientazione caratterizzata da luoghi cupi in cui la natura appare essere ostile all’uomo.

Lo stile del Re Torrismondo è, ovviamente, più vicino a quello magnifico e grave della Gerusalemme che a quello musicale e fluido dell’Aminta.

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